Plastica: il quadro è allarmante e che l’aggettivo non risulti esagerato. Nel bene e nel male l’utilizzo che abbiamo fatto della plastica ha contribuito a modificare le nostre vite, semplificandole e, al contempo, complicandole fino al punto di arrivare all’incontrovertibile dato di fatto di essere circondati da rifiuti plastici. Non passa giorno dalla pubblicazione di notizie relative a tartarughe, balene e altri animali spiaggiati e soffocati dalla plastica ingerita, e di ricerche scientifiche che evidenziano quanto il mare sia ricolmo di microplastiche che entrano nella catena alimentare mettendo a rischio la vita dell’uomo e, ancora, come nuovi atolli di plastica colorata trovino posto sullo specchio blu degli oceani.
È stato calcolato che dal 1997 al 2012 il numero di specie che ha subito danni a causa dei rifiuti marini è cresciuto del 40%, da 247 a 663 e circa il 15% delle specie vittime di aggrovigliamento e ingerimento di rifiuti marini è sulla Red List delle specie minacciate dell’IUCN (International Union For Conservation Of Nature, Unione mondiale per la conservazione della natura).
In questa prospettiva si inserisce il progetto “Mangiar bene, fa del bene - TartaLove 2019”, nato dalla collaborazione tra Le Stagioni d’Italia e Legambiente. Il progetto è dedicato alla salvaguardia delle tartarughe marine e dell’ecosistema marino e propone ai consumatori la possibilità di unire la passione per il cibo di qualità con l’acquisto responsabile e sostenibile. L'alimentazione gioca un ruolo fondamentale: consumare alimenti provenienti da filiere controllate e rispettose nei confronti dell’ecosistema è basilare, e rappresenta il primo passo che ogni singolo individuo può compiere per la difesa e la tutela del pianeta.
Il marine litter e le microplastiche
E mentre entriamo nel vivo dell’estate, le numerose iniziative di tutela ambientale ci ricordano il ruolo che ciascuno di noi può e deve avere nel contribuire a limitare il problema del marine litter - l’inquinamento dei mari - provocato dai rifiuti e dalla plastica. L’impatto del marine litter è testimoniato da dati importanti: 200.000 rifiuti tra tappi e bottiglie, più di 100.000 cotton fioc e circa 62.000 tra piatti, bicchieri, posate e cannucce di plastica è la mole di rifiuti che i volontari di Legambiente hanno rimosso da più di 600 spiagge italiane nel 2018.
Rifiuti contati e catalogati anche per sfatare un mito: la maggior parte dei rifiuti che giacciono sulle nostre spiagge non sono infatti rifiuti abbandonati direttamente in loco dalle persone. L’inquinamento dei mari ha origine per almeno l’80% sulla terraferma, dall’abbandono consapevole ma anche e soprattutto dalla cattiva gestione dei rifiuti da parte dei comuni e delle società di igiene urbana e dalla cattiva depurazione dei reflui civili. Secondo i dati del progetto europeo Clean sea life, si stima che circa 8 milioni di tonnellate di plastica raggiungano l’ambiente marino ogni anno.
Particolare preoccupazione suscitano le microplastiche - particelle inferiori ai 5 millimetri - prodotte dalla frammentazione di oggetti, dall’usura degli pneumatici e dal lavaggio degli indumenti. Il Mediterraneo è uno dei mari con la più alta concentrazione al mondo di microplastiche. Questi frammenti possono avere un impatto sull’ambiente maggiore di quanto le loro dimensioni possano indurre a pensare, perché possono assorbire e concentrare gli inquinanti disciolti in mare e, grazie alle ridotte dimensioni, essere ingeriti dagli organismi acquatici più piccoli, con il rischio di accumularsi nella catena alimentare fino a raggiungere l’uomo, che ne è al vertice. Il cerchio si chiude: siamo causa e vittima allo stesso tempo del problema dell’inquinamento ambientale da plastiche.