931 milioni di tonnellate di cibo sono finite nella pattumiera nel 2019. Lo spreco alimentare ci riguarda tutti da vicino. Nella vita di tutti giorni adottare stili di vita corretti è fondamentale per contribuire alla sicurezza alimentare per tutti.
Lo spreco di cibo ci riguarda ed è un problema globale. Nei Paesi che ne analizzano l’andamento con un approccio scientifico, lo spreco di cibo raggiunge ormai livelli notevoli e indipendentemente dal livello di reddito. A dare questa panoramica aggiornata è il Food Waste Index Report 20211 realizzato dall’Unep (United nations environment programme) e dall’Ong britannica Wrap. Nel rapporto si evidenzia che nel 2019 circa 931 milioni di tonnellate di cibo, ovvero il 17% della produzione alimentare globale, sono finiti nei rifiuti di famiglie, dettaglianti e ristoranti. La stima per il settore domestico è la più alta con il 61% dei prodotti sprecati.
Il report delle Nazioni Unite evidenzia che la media globale dello spreco di cibo a persona è di 74 kg ogni anno. I dati italiani collocano il nostro paese al di sotto della media globale, con 67 kg di cibo sprecato pro capite.
Lo spreco alimentare comporta anche uno spreco ambientale, sociale ed economico. Secondo la FAO, in termini di emissioni di gas a effetto serra, le perdite alimentari generano ogni anno circa 1,5 giga-tonnellate equivalenti di CO22. A questo si aggiungono oltre 1 milione di ettari di terreno coltivabile utilizzato per produrre cibo che non verrà mai mangiato, contribuendo in modo significativo alla perdita di biodiversità.
Lo spreco di cibo nella vita quotidiana
Sceglierlo, acquistarlo e poi sprecarlo. Paradosso dei paradossi che amplia la diffusione dello spreco di cibo. Un fenomeno che ci riguarda da vicino eppure spesso non ci accorgiamo di quanto contribuiamo a potenziarne la diffusione a partire dall’adozione di pratiche di consumo poco corrette. Lo spreco si nasconde nei gesti e nelle abitudini quotidiane: dal modo di fare la spesa a come organizziamo i pranzi e i menù a casa, fino al modo in cui usiamo le risorse naturali. La tendenza ad acquistare grandi volumi di spesa, la mancata attenzione alla lettura delle scadenze degli alimenti, in particolare di quelli più freschi, aumentano il rischio di gettare nella spazzatura alimenti ancora buoni e commestibili. Alla stessa fine, il secchio, sono spesso destinati i cosiddetti avanzi o la frutta e le verdure perché magari troppo maturi o un po’ ammaccati. L’ultimo rapporto dell’Unep sullo spreco alimentare parla chiaro: nei Paesi che hanno messo sotto osservazione il fenomeno, la maggior parte dei rifiuti alimentari proviene dalle famiglie, che scartano l’11% del cibo totale disponibile nella fase di consumo. I servizi di ristorazione e i punti vendita sprecano rispettivamente il 5% e il 2%.
E a livello globale? Ogni anno un singolo consumatore spreca 121 chilogrammi di cibo, dei quali 74 chili in ambito familiare, 67 kg pro capite in Italia.
I dati ci sono e raccontano che senz’altro la situazione può e deve essere migliorata; ognuno può fare la propria parte nell’affrontare il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità a partire da stili di vita più consapevoli.
Comunità solidali
Nell’ultimo anno, e in piena crisi Covid, non sono mancate iniziative solidali e progetti strutturati per dare sostegno alle fasce di popolazione più bisognose. Tra le più recenti iniziative di solidarietà a cui ha aderito anche Bonifiche Ferraresi, quella promossa da Coldiretti, Filiera Italia e Campagna amica. “A sostegno di chi ne ha più bisogno” è questo il titolo dell’iniziativa di solidarietà che, con il coinvolgimento di associazioni locali, comuni, parrocchie e numerose aziende dell’agroalimentare, vuole portare a casa degli italiani più bisognosi un aiuto con la consegna di alimenti prodotti dalle aziende dei nostri territori.
1 https://www.unep.org/resources/report/unep-food-waste-index-report-2021
2 http://www.fao.org/news/story/it/item/1310445/icode/